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martedì 24 aprile 2018

Acufene, cos’è il fischio che sentiamo nelle orecchie e perché stanca il nostro cervello


di Zeina Ayache
Sentire un fischio costante nelle orecchie, l’acufene, non solo è fastidioso, ma rappresenta anche un ostacolo per il normale riposo del nostro cervello. I ricercatori hanno scoperto l’origine di questo disturbo.

Il fischio che alcuni di noi sentono costantemente nelle orecchie, che si chiama acufene cronico, parte da un’area specifica del cervello e impedisce a chi ne soffre di riposarsi adeguatamente. A comprendere l’origine dell’acufene sono stati i ricercatori della University of Illinois che hanno analizzato con risonanza magnetica funzionale il cervello di alcuni paziente. Ecco cosa hanno scoperto e perché l’acufene cronico può far male alla salute di chi ne soffre.
Lo studio. Per comprendere l’origine dell’acufene i ricercatori hanno sottoposto alcuni pazienti a risonanza magnetica funzionale così da poter osservare le funzioni del cervello e la struttura: osservando le immagini hanno scoperto che l’acufene parte da una regione chiamata precuneo.
Cos’è il precuneo. Il precuneo si trova nel lobulo parietale superiore ed è coinvolto nella memoria episodica e in alcuni aspetti dalla coscienza. Il precuneo però è importante anche perché è collegato con due network del cervello: quello responsabile dell’attenzione, che è attivo quando prestiamo appunto attenzione ad un interlocutore, e quello responsabile delle funzioni di ‘background’, quando cioè una persona sta dormendo o riposando e non sta pensando a nulla in particolare.
Acufene e attenzione. I ricercatori hanno scoperto che l’acufene cronico è connesso più con il network responsabile dell’attenzione e meno con l’altro, questo implica le persone che sentono costantemente questo fischio, anche quando vanno a dormire, in realtà non riescono a riposarsi davvero perché il cervello resta in uno stato di attenzione maggiore rispetto a quello di chi non sente il fischio. Quanto scoperto spiegherebbe come mai molti pazienti riportino appunto numerosi casi di stanchezza cronica e di difficoltà a concentrarsi.
Studi futuri. La scoperta permetterà forse in futuro di trovare trattamenti utili e sconfiggere o gestire l’acufene cronico.

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